Il libro di Giobbe
Gianfranco RavasiGiobbe è una figura difficile da arginare, una specie d’insonnia che attanaglia tutti coloro che in qualche modo incrociano le sue strade. Tra l’altro, essa non appartiene nemmeno al mondo ebraico, perché Giobbe – lo si dice proprio nella prima riga del libro biblico – è uno dei figli d’Oriente, della regione di Uz, la quale indica probabilmente qualcosa di remoto e di esotico per lo stesso narratore ebraico autore del prologo.
La sua è una presenza continua – nella teologia, nell’esegesi, nell’arte, nella letteratura, nel pensiero – che ha segnato un numero enorme di personalità della cultura. Un piccolo saggio degli effetti di questi incontri mostra quanto possa essere significativo leggere Giobbe attraverso i suoi lettori e interpreti. In effetti, ogni libro non si riduce soltanto a ciò che l’autore scrive, ma comprende anche ciò che l’autore genera attraverso la sua opera, e tutto ciò che il lettore quasi aggiunge, o scopre o discerne, all’interno del testo. Se poi la lettura del testo biblico avviene in un contesto di fede, i credenti ammettono anche l’intervento dello Spirito di Dio.